GIANI SARTOR

Protagonista delle sue opere è il colore, armonizzato in accordi tonali nei quali è possibile rintracciare l’eredità della grande tradizione pittorica veneta, un colore che acquista un significato squisitamente spirituale. Come ha scritto al riguardo il critico Corrado Castellani: “Il colore si fa portatore di una felicità dell’anima, che invita a distogliere lo sguardo da quanto di negativo accade di incontrare e si propone di riscattare la precarietà e l’incertezza del vivere con un’ostinata affermazione di positività”.
La mostra felettana affianca opere recenti ad altre giunte recentemente a compimento dopo una sedimentazione decennale. Come sempre per Sartor i supporti, tele o tavole, sono costituiti da materiali umili, di recupero, originariamente poveri e irregolari, che vengono trasfigurati dalla sapienza cromatica e dall’intensità di un gesto sicuro. Alle direttrici verticali ed orizzontali, che ricordano gli assi fondamentali dell’esistenza – l’orizzontalità della condivisione e la verticalità della trascendenza, o, se si preferisce, l’orizzontalità accogliente della dimensione materna e la verticalità normativa di quella paterna – si affiancano tratti obliqui, che come il fulmine di Eraclito o il clinamen di Lucrezio rompono lo schema ortogonale per introdurre l’evento imprevedibile che dà origine alle aventure.
Corrado Castellani, novembre 2015
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